Stavo
ascoltando una cassetta di Francesco De Gregori (Il
bandito ed il campione) che contiene buona parte delle
sue canzoni cantate dal vivo e registrate in tutto il
paese nel 1993. Tra pezzi noti, alcuni recenti, altri
ormai storici e notissimi, vi è un titolo (La
storia - 1984) che non conoscevo e che mi ha piacevolmente
sorpreso. Ne riporto il testo perché esprime
molto bene una visione della storia che condivido.
La
storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi
questo prato di aghi sotto il cielo.
La
storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La
storia siamo noi, siamo noi quelle onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio
così duro da masticare (raccontare).
E
poi ti dicono: "Tutti sono uguali, tutti rubano
alla stessa maniera", ma è solo un modo
per convincerti a restare chiuso dentro casa quando
viene la sera.
Però
la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze e le brucia, la storia
dà torto e dà ragione.
La
storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da
perdere.
E
poi la gente (perché è la gente che
fa la storia), quando si tratta di scegliere e di
andare, te la trovi tutta con gli occhi aperti che
sanno benissimo cosa fare, quelli che hanno letto
milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare.
Ed
è per questo che la storia dà i brividi,
perché nessuno la può fermare (cambiare).
La
storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi,
bella ciao, che partiamo.
La
storia non ha nascondigli, la storia non passa la
mano.
La
storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.