Abbiamo, quando accade, una conoscenza di gran lunga migliore di un'altra serie di combattimenti anglo-normanni che non di quelle relative alla grande ribellione del 1173-74. La Expugnatio Hiberniae e l'inestimabile Canzone di Dermot ed il Conte (1) ci consente di formulare un'idea molto chiara della tattica e della strategia con le quali poche centinaia di cavalieri delle regioni di confine del Galles sottomisero nello spazio di cinque anni la migliore metà dell' Irlanda. Di tutte le numerose conquiste dei Normanni nell'Est e nell'Ovest, questa fu forse la più sorprendente, poiché i mezzi degli invasori erano più deboli perfino di quelle dei conquistatori di Napoli e della Sicilia, anche se gli irlandesi abitavano in una delle regioni più inaccessibili e difficili d'Europa.
L'Irlanda era nel 1169 una immensa distesa di boschi, acquitrini e montagne nelle quali le zone di terreno aperto erano poche e distanti tra loro. Intorno a quasi tutti gli insediamenti tribali vi erano passaggi difficili attraverso paludi o foreste e rocce. I nativi, sebbene incostanti e poco uniti tra di loro, non erano privi di barbaro coraggio, ed avevano sviluppato nel corso delle lunghe guerre contro i Danesi un sistema di guerra difensiva che ben si adattava alle caratteristiche del loro paese. Lungo ogni pista che conduceva da un distretto all'altro vi erano posizioni ben note che i membri delle tribù erano soliti fortificare con notevole abilità. Negli acquitrini scavavano fossi attraverso la strada ed erigevano palizzate sul margine più lontano, cosicché il passaggio fosse pressoché impraticabile per uomini a cavallo. Lungo i sentieri della foresta "intrecciavano gli alberi", cioè tagliavano il sottobosco e lo intrecciavano insieme formando un'abbattuta attraverso e lungo i lati delle strade, cosicché coloro che tentavano di forzare il passaggio si ritrovavano circondati di fianco e di fronte da nemici invisibili che potevano esser raggiunti solo abbattendo con l'ascia la cortina di spessi rami d'albero. La canzone di Dermot ed il Conte è piena di descrizioni di barriere di questi due tipi: la spiegazione del passo di Achadh-Ur (Freshford nel Kilkenny) può servire come esempio. Questo era un passaggio tra il fiume Nuenna e ripide colline boscose. Mac-Donnchadh, re di Ossory,
Ordinò ai suoi uomini di alzare una trincea alta e larga
ripida e grande, e di rinforzarla posteriormente con pali e davanti con barriere,
al fine di contrastare il passaggio di re Dermot l'intrepido (versi 1013-19).
Tutte le volte che gli Inglesi uscivano in marcia, gli Irlandesi "intrecciavano gli alberi e scavavano attraverso le strade" (verso 1595), ed era dura andare da luogo a luogo "nella dura campagna ed attraverso il terreno aperto". Una tale tattica era estremamente preoccupante per invasori abituati a vincere con pesanti cariche di uomini a cavallo, ricoperti con maglia di ferro attraverso i campi non cintati ed i pendii dell'Inghilterra e della Normandia. Eppure, come vedremo, riuscirono a trionfare sopra queste difficoltà e si stabilirono saldamente nelle terre conquistate.
Il punto debole degli Irlandesi era la mancanza di protezioni difensive e l'incapacità di tenere la posizione in campo aperto. Una volta che il nemico era in grado arrivare al corpo a corpo e coglierli lontani dalla protezione della palizzata e dal fossato, era facile affrontarli, poiché temevano soprattutto l'urto dei cavalieri coperti di maglia e non avevano mai imparato a star saldi, spalla a spalla e respingere la carica della cavalleria. Né loro stessi, né i loro antichi nemici, i Danesi, erano abituati a combattere a cavallo e furono completamente intimoriti dai cavalieri normanni e dai loro temerari assalti. Le loro armi, infatti, erano alquanto inadatte per resistere alla cavalleria: solo i colonizzatori delle città costiere scandinavi e pochi tra i capi delle zone interne indossavano la maglia di ferro. Gli altri andavano in guerra "nudi". Come uno dei loro bardi cantò:
"Impari ingaggiavano battaglia,
con gli stranieri e Gaedhil di Teamhair;
camicie di lino sottile indossava la stirpe di Conn,
e gli stranieri una gran quantità di ferro." (2)
Le armi offensive dei Celti non erano nemmeno molto adatte per respingere la cavalleria; portavano con loro due strali, una corta alabarda e asce con la lama larga maneggiata con una sola mano, ma non avevano lunghe picche né alcuna abilità nel tiro con l'arco (3).
Scagliavano strali e pietre con le mani da dietro le loro palizzate e fossati, ma non erano in grado di tener lontano il nemico con una pioggia di frecce scagliate da lontano. In breve, erano formidabili nelle schermaglie tra gli alberi e gli acquitrini, ma facili da sconfiggere in campo aperto.
I comandanti anglo-normanni impararono presto ad adattare la loro tattica a quella del nemico. Dovevano evitare, per quanto possibile, combattimenti tra gli alberi o nelle paludi, ed attirare il nemico su un terreno sicuro. Se questo non era possibile, e se gli Irlandesi tenevano la posizione dietro le loro difese, le sole strade aperte erano quelle o di tentare la sorpresa e l'attacco notturno - i Celti come d'abitudine, avevano un'attività di guardia molto insufficiente - o irritare i nemici con frecce da lontano. Fortunatamente per loro, i cavalieri delle regioni di confine del Galles avevano a portata di mano gli alleati più adatti ad aiutarli in tali difficoltà. Gli uomini del sud del Galles erano i più abili tra tutti gli abitanti della Britannia nell'uso dell'arco e tendevano gli archi più lunghi e più forti. Fu con il loro aiuto che gli invasori furono in grado di trionfare sulle orde Irlandesi. Nessuno dei baroni che vinsero l'Irlanda marciò con successo senza un ampio contingente di arcieri, e dopo qualche tempo li fecero montare a cavallo in modo che potevano esser in grado di stare al passo coi cavalieri in ogni avvenimento di guerra e non dovevano essere lasciati indietro nelle avanzate rapide o negli inseguimenti. Giraldus Cambrensis nel suo Expugnatio dedica la parte migliore di un capitolo per spiegare il vantaggio che gli arcieri gallesi fornivano agli invasori ed esorta i comandanti del suo tempo ad allargare la proporzione di Gallesi tra le loro truppe (4), a causa della loro agilità e rapidità che li rendeva in grado di inseguire gli irlandesi su terreni pesanti o montani, dove gli uomini ricoperti di maglia potevano inseguirli solo lentamente o per niente. Alcune descrizioni di battaglie mostrano come gli anglo-normanni riuscirono ad aver ragione dei loro avversari.
LA BATTAGLIA SUL DININ, 1169.
Dermot di Leinster, con i suoi alleati, Robert Fitz-Stephen e Maurice de Prendergast, avevano effettuato con successo un'incursione nelle terre del nemico MacDonnchadh, re di Ossory. Avevano con loro trecento cavalieri ed arcieri del Galles ed oltre duemila seguaci di Dermot da Hy-Kinselagh (Contea del Wexford). Al loro ritorno dovevano attraversare una gola tra boschi e acqua, nella valle del Dinin. Gli Irlandesi (Inglesi?) si misero in marcia per primi, sotto il comando di Donnell Kavanagh, figlio di re Dermot; dietro di loro il re stesso e gli alleati anglo-normanni. Quando raggiunsero il passo, trovarono là gli uomini di Ossory in gran numero, sotto il comando del loro re. Gli uomini di Kinselagh temevano quel luogo; per tre volte l'esercito del Leinster era stato inviato là durante il regno di re Dermot. Quando si accorsero di essere attaccati, si scoraggiarono subito e fuggirono nei boschi: Donnel Kavanagh portò indietro con sé da suo padre solo quarantatré seguaci. Gli inglesi erano al limite della valle paludosa, in un luogo nel quale non potevano facilmente resistere ad un attacco e sembrava in ugual modo senza speranza spostarsi in avanti per impadronirsi del passo ben presidiato.
Maurice de Prendergast subito propose di ritirarsi dalla valle e dai boschi fino all'alto terreno aperto dal quale l'esercito era sceso con lo scopo di tentare di attraversare il passo. Se gli uomini di Ossory li avessero seguiti, come era probabile, sarebbe stato possibile ritornare su di questi là dove né gli alberi, né la palude li avrebbe protetti dalla carica dei cavalli normanni. Il suo consiglio venne prontamente messo in pratica; gli anglo-normanni si ritirarono sul fianco della collina in tutta fretta e spaventati. Quando furono vicini al limite della foresta, lasciarono al margine della strada quaranta arcieri sotto il comando di un certo Robert Smiche (Smithe?), con l'ordine di nascondersi in un boschetto finché gli irlandesi non fossero passati oltre, e piombare alle loro spalle quando se ne fosse presentata l'opportunità.
La precipitosa ritirata degli invasori ebbe l'effetto che Prendergast aveva sperato. MacDonnchadh e "tutto l'orgoglio di Ossory" uscirono in fretta dalla loro posizione inespugnabile e li seguirono attraverso la valle e su per la collina. Superarono il tranello senza accorgersi ed avanzarono maestosamente sul terreno aperto. Quando ebbero lasciato il bosco ad una certa distanza indietro, furono sorpresi di vedere i normanni girarsi e disporsi in formazione da battaglia. Prima che il significato del movimento venisse compreso, i cavalieri caricarono in mezzo a loro, con gli arcieri ed i sergenti che li seguivano da vicino. Gli Uomini di Ossory erano sei o sette contro uno, - il loro numero è dato dai 700 ai 2000 uomini (5) - ma non potevano resistere un solo momento all'impatto di uomini a cavallo coperti di maglia. Furono spezzati e dispersi in tutte le direzioni ed il massacro fu grande: non sappiamo se l'agguato degli arcieri piombò sui fuggitivi con grandi risultati, ma i codardi uomini di Hy-Kinselagh uscirono dalla foresta nella quale si erano nascosti ed inseguirono i fuggitivi fino ad una certa distanza.
Portarono indietro 220 teste - non veniva concessa la grazia al nemico che si arrendeva nel corso della guerra irlandese - e le deposero ai piedi di re Dermot. Le sue truppe ausiliarie assistettero con orrore al gesto del brutale re (6) il quale raccolse la testa di uno dei suoi nemici e strappò con i denti il naso del comandante caduto.
La finta ritirata che permise di vincere la battaglia di Dinin era un antico stratagemma normanno; l'esempio più famoso si è visto ad Hastings. Senza il suo impiego, l'esercito di Dermot e Fitz-Stephen sarebbe stato annientato nella valle tra la palude ed il bosco, dove nessuna carica di cavalleria sarebbe stata possibile.
I successivi due scontri dei quali dobbiamo riferire avvennero entrambi nei pressi delle mura di Dublino, che era caduta nelle mani degli inglesi nell'autunno del 1170; il suo capo danese, Haskulf Thorgilson era stato cacciato e costretto a cercare rifugio nelle isole dell'Ovest. Richard de Clare, il famoso "strongbow" (fortearco n.d.t.), era ora alla testa degli invasori ed aveva avanzato diritti sull'intero reame di Leinster, sin dalla morte di suo suocero, re Dermot, nel maggio del 1171. Fu solo due settimane dopo la sua salita al trono che una flotta vichinga gettò l'ancora nella baia di Dublino. Haskulf aveva chiesto aiuto ai coloni scandinavi dell'isola di Man, delle Orcadi e delle Ebridi ed aveva radunato una flotta si sessanta navi a vela per ritornare in possesso dei possedimenti persi. Le sue truppe ausiliarie erano guidate da un avventuriero chiamato John il Pazzo o il Furioso (7), un famoso "Berseker" (guerriero leggendario norvegese che combatteva con cieca ira n.d.t.), che aveva conquistato grandissima fama nelle guerre nel Nord. I Norvegesi approdarono forti di diecimila uomini, o forse più, secondo le stime dei loro nemici, che dovevano essere del tutto sbagliate: le Orcadi e Man non erano in grado di fornire nemmeno la metà di questo numero di guerrieri. Si disposero in colonne sulla spiaggia e marciarono verso la città in colonne compatte, tutti con maglie di ferro e con le loro asce danesi a tracolla. Era un'armata molto diversa dalle orde di irlandesi nudi con i quali gli invasori fino a quel momento avevano lottato con successo.
LA BATTAGLIA DI DUBLINO, maggio 1171
Miles Cogan aveva il comando della città di Dublino in assenza del suo signore, il Conte Richard. Aveva con sé circa trecento uomini a cavallo (8), oltre ad arcieri e sergenti a piedi, probabilmente 1500 uomini in tutto, se la fanteria supportava la cavalleria nella proporzione che era usuale nelle compagnie con le quali gli anglo-normanni invasero l'Irlanda. Miles uscì per primo allo scoperto, con gli arcieri ed i lancieri in prima linea ed i cavalieri in seconda. Ma non fu in grado di irrompere nei ranghi vichinghi e fu costretto a ritirarsi all'interno della porta est di Dublino (Porta di St. Mary o Porta di Dame). Prevedendo che questo sarebbe potuto accadere, aveva precedentemente distaccato suo fratello, Richard Cogan, con trenta cavalieri, facendolo uscire dalla città dalla porta ovest (Porta Ormond), facendogli fare un giro lungo le mura ed attaccare il nemico alle spalle. Gli arcieri di Miles riempivano le mura su ciascun lato della Porta di Dame e tiravano con grande forza; un clamore proveniente dalle retrovie dell'armata vichinga segnalò loro che la diversione aveva avuto inizio. Richard ed i suoi cavalieri avevano fatto una carica disperata contro le ultime file norvegesi. "Quando John de Wode sentì il fragore di questi dietro di lui e le grida, lasciò la città, desiderando soccorrere gli amici che erano stati lasciati indietro; John ed il suo meinie, forte di 10000 uomini o 9000 (non so dire quanti) lasciò la città per soccorrere i suoi compagni nelle retrovie." (9)
La diversione, benché di poca importanza, portò confusione nell'attacco norvegese e nel movimento confuso verso le retrovie le colonne compatte ruppero le file dei ranghi e l'affanno si impadronì di loro. Miles ed il gruppo degli inglesi, a cavallo ed a piedi, uscirono dalla porta e caricarono. I cavalieri riuscirono a penetrare nel cuore della colonna e provocarono un così grande danno tra i vichinghi che questi iniziarono a ritirarsi in modo disordinato verso le loro navi. John de Wode rifiutò la fuga e combatte con una forza e con coraggio straordinari; colpì un cavaliere con un colpo così spaventoso con l'ascia a due mani che staccò la sua coscia nonostante l'usbergo e le brache di maglia ed uccise nove o dieci inglesi prima di essere abbattuto. Harkulf Thorgilson venne fatto prigioniero (10) ed i vichinghi ben presto fuggirono completamente sconfitti. Alcuni soldati di leva irlandesi di dubbia lealtà sotto il comando di un tale Domnahl Macgillamocholmog (11), stavano osservando la battaglia da lontano, pronti a schierarsi contro la parte che aveva la peggio nello scontro. Quando videro che i norvegesi si disperdevano, attaccarono e diedero uno mano nel massacro dei fuggitivi. Duemila vennero uccisi e cinquecento annegarono sulla riva prima che i sopravvissuti riuscissero a spingere le imbarcazioni in mare e raggiungere il largo (12).
LA SORPRESA DEL CASTELLO DI KNOCK, luglio 1171.
Solo un mese dopo che i vichinghi furono battuti, un altro esercito si presentò sotto le mura di Dublino. Questa volta era Roderic O' Connor, l'alto sovrano di tutta l'Irlanda con 30000 uomini arruolati in tutti i clan dell'isola. Si accamparono intorno a Dublino in quattro diversi battaglioni; l'alto sovrano ed i suoi uomini di Connaught al castello di Knock; Macdunlevy ed i clan dell'Ulster a Clontarf, il luogo dell'antica vittoria di Brian Boroihme; O'Brien di Thomond a Kilmainham; e Murtough M'Murrough con gli uomini del Leinster a Dalkey. Il conte Richard era nel frattempo ritornato nella capitale e rilevato il comando da Miles Cogan, ma era disperato per la schiacciante forza dello spiegamento che O' Connor aveva schierato contro di lui e non osava muoversi dalle mura. Dopo un assedio di sei settimane la carestia iniziò a minacciare la guarnigione. "Una misura di grano era venduta a un marco d'argento ed una misura d'orzo a mezzo marco." (13) Né vi era alcuna speranza di far entrare provviste per via d'acqua, poiché Guthred, re dell'isola di Man si ritrovava nella baia una flotta vichinga, senza dubbio i resti dell'armamento di John Wode.
Richard cercò, comunque, di raggiungere la pace con re Roderic, offrendogli di tenere Leister come suo vassallo e di giurargli fedeltà. Ma O' Connor rispose che poteva tenere le tre città di Ostman, Dublino, Waterford ed il Wexford, e non un piede in più. Queste condizioni sembrarono al conte Richard così dure che decise di tentare una sortita, nonostante la probabilità a suo sfavore senza speranza. Nello stesso pomeriggio dei negoziati falliti schierò le forze che potevano essere sottratte dal presidio dei bastioni e marciò in tre piccole colonne contro il campo al castello di Knock (quattro miglia da Dublino). Ciascuna colonna era composta da quaranta cavalieri, sessanta arcieri a cavallo (14), ed un centinaio di sergenti a piedi (15). Miles era in testa, Raymond dietro di lui, ed il conte seguiva. Si affrettarono alla massima velocità dalla porta ovest e raggiunsero il campo degli uomini di Connaught prima che venisse dato l'allarme. Gli irlandesi vennero colti del tutto impreparati; se ne stavano oziosi intorno alle capanne ed alle baracche, il re stava facendo il bagno. Avevano circondato l'accampamento con una palizzata, ma nessuno di loro era di guardia a questa con le armi. Gli invasori irruppero con facilità in tre punti e cavalcarono attraverso i passaggi tra le baracche, colpendo e spaccando ogni gruppo che tentava di convergere contro di loro. In pochi minuti lo scontro era finito, poiché gli irlandesi si dispersero e fuggirono con ignobile alacrità; il re, nudo dal bagno, dirigeva la battaglia. Vennero uccisi in 1500, mentre gli inglesi persero un solo sergente. Venendo a sapere della sconfitta di Roderic, gli irlandesi degli altri tre campi si dispersero e ritornarono a casa; l'assedio venne tolto (luglio 1171).
Così ebbe termine uno scontro che ha una forte somiglianza con un'altra sortita effettuata da una guarnigione inglese uscita da Dublino cinquecento anni dopo. Il Colonnello Michael Jones nel 1649 era assediato come il conte Richard da un'armata ampiamente superiore, disseminata in numerosi accampamenti distanti tra di loro. Come il conte, azzardò una sortita contro uno dei corpi d'armata nemici, ed ebbe successo nel sorprenderlo e nel disperderlo. Quando gli uomini di Ormond vennero messi in rotta a Bagotsrath, le altre divisioni irlandesi si dispersero e si ritirarono senza combattere (16). I ribelli del 1649 erano tanto divisi nelle intenzioni quanto cauti nel darsi sollecito aiuto l'un l'altro, come i soldati di leva del 1171.
Le tre battaglie che abbiano così esposto, ci forniscono i tre principali stratagemmi tattici con i quali i normanni conquistarono le loro vittorie; la finta ritirata, l'attacco al fianco degli uomini a cavallo e la sorpresa improvvisa. Dopo tre anni di combattimenti, gli irlandesi erano così intimoriti che si ritiravano abitualmente nei boschi o nelle paludi quando gli invasori avanzavano e non combatterono mai se non in sorprese notturne o dietro insuperabili palizzate e fossati. Queste tattiche difensive consegnarono l'aperta campagna ai conquistatori, i quali immediatamente lo protessero erigendo castelli in ogni luogo, strutture contro le quali gli irlandesi raramente erano in grado di prevalere; in verità, un castello, una volta completato, non cadde mai se non per tradimento. Dall'altro lato, gli anglo-normanni furono quasi altrettanto incapaci di aver la meglio nei boschi e nelle paludi, dove i loro nemici si rifugiavano. Da qui deriva quell'infelice divisione dell'isola, destinata a durare per quattro secoli ed oltre e nella quale i nativi resistettero con la loro forza, mentre gli invasori dominavano le terre aperte, ciascuno imponendo all'altro una guerra senza fine, però incapaci di raggiungere il predominio. Il paese non poteva fare progressi e nel 17° secolo i nativi erano barbari come nell'11°, mentre gli invasori erano quasi discesi al loro livello, invece di avanzare in civiltà parallelamente agli inglesi ed alle altre nazioni dell'Europa occidentale.
Le guerre del periodo elisabettiano in Irlanda rivelano che il "puro irlandese" è del tutto immutato a partire dai suoi antenati del 12° secolo: la loro tattica primitiva, le loro armi, i loro alberi intrecciati e le staccionate intrecciate, sono assolutamente le stesse di quelle dei tempi di Strongbow. Salvo che alcuni dei loro capi hanno imparato a cavalcare in battaglia (17), non vediamo cambiamenti.
NOTE:
1) Ho naturalmente usato l'eccellente edizione del 1892 di Mr. Orpen
2) Poema di Gilla Bhrighde M'Conmidhe, citato da Mr. Orpen in Dermot e il Conte, p. 268
3) Topographia Hiberniae di Giraldus Camb, p. 151
4) Vedi in Expugnatio, libro II, cap xxviii: "Qualiter gens Hibernica expugnanda sit."
5) Nel verso 659 l'autore di Dermot e il Conte li nomina "mil et set scent", ma nel verso 718 "par aime erent ii millers." Nessuno dei due dati sembra essere troppo alto, considerando l'usuale esagerazione dei poeti medioevali.
6) Giraldus, Expugnatio, i, 4. L'autore di Dermot ed il Conte, non riporta questo tratto indegno del comportamento del suo eroe
7) Joannes "Insanus" o "Vehamens" o "Le Wode" in Giraldus (p.264). La Canzone di Dermot lo chiama Jean le Dève ( da desver, diventar matto).
8)Canzone di Dermot, verso 2384. Per la topografia seguo Mr. Orpen, L'Irlanda sotto il dominio dei normanni, i. p. 243. Le critiche del Dr. Drummonds a questo, mancano di conoscenza dei luoghi.
9)Canzone di Dermot, versi 2375-80.
10) Venne decapitato dopo la battaglia. Era stato risparmiato per chiederne il riscatto, ma coloro che lo avevano catturato erano così arrabbiati per le sue arroganti risposte, che lo trucidarono (Giraldus, p. 265).
11) La Canzone di Dermot ci dice che Miles Cogan, conoscendo l'incostanza di Domnahl gli aveva ordinato di mantenersi molto lontano e di intervenire contro i perdenti. "Se questi uomini vengono messi in rotta, allora tu ci aiuterai con i tuoi uomini a sconfiggerli. Ma se saremo codardi, allora aiuterai questi uomini a farci a pezzi e ad ucciderci." A ciò l'irlandese prontamente acconsentì (versi 2300-2310).
12) La Canzone di Dermot dice che 2000 norvegesi riuscirono a fuggire, 2000 vennero uccisi e 500 annegarono. Ciò darebbe il totale di 4500 per l'esercito norvegese, un numero molto più probabile che non i 9000 od i 10000 detti sopra, o l'impossibile numero di 20000 che anche è attribuito all'esercito vichingo.
13) Canzone di Dermot, versi 1825-30.
14) Che gli arcieri fossero a cavallo sembra derivare dalla rettifica di "satellites equestres" al posto di "arcarii" nel posteriore testo di Giraldus, i.xxiv.
15) Secondo Giraldus le prime due colonne erano guidate solo da venti e trenta cavalieri rispettivamente; sostiene inoltre che Raymond si pose in marcia prima e non dopo Miles Cogan.
16) Ormond venne sorpreso nel letto, proprio come Roderock O'Connor venne sorpreso nel bagno dalla pattuglia che aveva effettuato la sortita.
17) E questo non prima del 14° secolo, come mostrato dalla descrizione degli irlandesi data dal gentiluomo prigioniero in Froissart, xxii, p.429.
da: C. Oman, A History of The Art of War in The Middle Ages -Metheuen & Co Ltd - London - 1978) , traduzione di Marco Dubini