Pubblichiamo,
autorizzati dall'autore, questo interessante testo
al quale abbiamo apportato solo piccole modifiche.
Hawkwood
Un aspetto
piuttosto importante di ogni attività della
vita umana è la respirazione, eppure se ne
parla davvero poco. Vorrei perciò proporvi
alcune mie riflessioni sulla respirazione ed il tiro
con l'arco. Sapete però anche che ho questo
maledetto viziaccio di pretendere che il tiro con
l'arco sia, in realtà, una metafora della vita.
Raramente
ci soffermiamo sul fatto che respirare è un
modo di alimentarsi che portiamo avanti ininterrottamente
lungo tutto l'arco della nostra vita. Nessuno di noi
dedica ad essa le stesse attenzioni che vengono invece
dedicate ad altre necessità dell'uomo, come
il mangiare o il vestire.
Respirare
bene non è una cosa di vitale importanza, così
come tutte le cose che sappiamo fare istintivamente,
il corpo ha infatti al suo interno una serie di meccanismi
di sicurezza che ci garantiscono in tal senso: una
persona può decidere di lasciarsi morire di
fame, non può invece decidere invece di smettere
di respirare. Neanche mangiar bene è di vitale
importanza, ma nessuno di noi si sognerebbe di nutrirsi
da Mc Donald per tutta la vita. Proprio per questo
motivo, ciclicamente, gli esseri umani che vivono
nei Mc Donald della respirazione, le città,
decidono di "cambiar aria". Mare, montagna
o altro luogo scelto per la villeggiatura hanno infatti
in comune proprio quest'unica cosa: respirare aria
buona, possibilmente senza farci distrarre mentalmente
da questa occupazione. Si tratta del famoso OTIVM
(ozio) di romana memoria. Qualcuno di noi dice che
"va a ricaricarsi le pile". Vedremo in seguito
che non va molto lontano dalla realtà. Ma perché
è importante respirare bene e come lo si fa?
Vi sono
molti motivi per cui è importante respirare
bene e non è possibile farne qui una analisi
dettagliata. Su molte ipotesi si sta ancora discutendo
animatamente in campo medico-scientifico. Incontrovertibile
e riconosciuto da tutti è comunque il fatto
che l'ossigeno presente nell'aria viene veicolato
dal sangue in tutto il corpo permettendo una complessa
serie di reazioni che ci permettono di produrre energia.
Questa energia viene utilizzata per sostenere tutti
i processi vitali. Trattenete troppo a lungo il fiato
e scoprirete presto che un senso di debolezza diffuso
comincia ad avvolgere lentamente il vostro corpo.
Potete dunque ben immaginare che qualsiasi attività
psicofisica, tiro con l'arco incluso, che richiede
un importante dispendio d'energia, necessita di una
respirazione efficiente.
Dunque
come si fa a respirare bene? Qui la risposta è
paradossalmente semplice: come fanno i bambini. Purtroppo
è anche una risposta abbastanza inutile in
quanto la maggior parte di noi non è più
un bambino. Nel crescere infatti perdiamo tutta una
serie di talenti istintivi, che la natura ci fornisce,
in quanto la nostra vita attuale non ne necessita
per garantirci la sopravvivenza. ...O davvero credevate
di disimparare solo a nuotare? Bisogna dunque trovare
il modo di imparare nuovamente a respirare bene. Ora
non vi è dubbio alcuno che se si trattasse
di imparare a mangiar bene, noi italiani non abbiamo
la necessità di guardare i popoli attorno al
nostro per scoprire come alimentarsi in modo sano
e gustoso. Esistono gli "italiani della respirazione"?
Si, sono gli indiani. Non dico una grossa novità,
infatti intere schiere di preparatori atletici di
ogni sport e razza hanno studiato e approfondito i
sistemi con cui gli indiani re-imparano a respirare
efficientemente. Per inciso, gli indiani fanno della
respirazione un'arte ed esiste gente che studia per
tutta la vita come respirare: sono gli adepti del
Pranayama. Ma non è necessario diventare un
grande chef per apprezzare un gustoso piatto di pasta,
a noi serve molto meno.
Sgombriamo
subito il campo da alcuni equivoci. La respirazione
che viene insegnata agli arcieri olimpionici per noi
non funziona. La respirazione utilizzata per il tiro
alla targa è infatti una derivazione di quella
utilizzata per il tiro col fucile: essa avviene in
apnea (fermo dell'attività respiratoria) in
modo da non influenzare in alcun modo la precisione
del tiro con i movimenti indotti dalla respirazione.
Questo va molto bene quando il tiro con l'arco è
assimilabile al tiro con arma da fuoco, ovvero quando
non esiste un serio sforzo della struttura muscolo-scheletrica.
Non è certo il caso dei pesanti archi medievali.
Una variante sul tema, a volte insegnata da chi pratica
il cosiddetto "tiro istintivo" predica l'inspirazione
nel momento dell'apertura dell'arco e l'espirazione
a rilascio avvenuto. Certamente questo assolve alla
necessità del cacciatore che può traguardare
il suo animale in corsa ad arco aperto, ma ve lo immaginate
un arciere con un pesante arco gallese che resta in
apnea con l'arco aperto anche solo per pochi interminabili
secondi?
Respirazione
diaframmatica
L'arciere
medievale necessita di una notevole quantità
di energia. Abbiamo visto che questa energia dipende
dall'efficienza della respirazione. Occorre dunque
inglobare molta aria all'interno dei polmoni. Chi
come noi vive in pianura utilizza solo una piccola
percentuale della capacità polmonare, in quanto
l'aria è ricca di ossigeno. Ciò, a lungo
andare, ci fa disimparare ad utilizzare l'intera capacità
polmonare (cosa che non avviene per quei popoli abituati
a vivere in alta montagna). Quando il dottore ci chiede
di fare un "bel respiro" gonfiamo la nostra
cassa toracica, ma continuiamo ad usare unicamente
la parte superiore del nostro polmone. Osserviamo
invece il "bel respiro" di un neonato che
dorme. Questo "divoratore di ossigeno" (necessario
per sostenere i ritmi di crescita mai più a
questo livello nel corso successivo della vita) sta
ricaricando le pile. Il torace si alza appena mentre
sembra muoversi invece la pancia: segno che l'aria
arriva fino in fondo ai polmoni. La parte inferiore
del ventre, al di sotto dell'ombelico, resta praticamente
ferma, trattenuta dalla naturale contrazione dei muscoli
addominali deputati al contenimento del pacco intestinale.
Gli studiosi hanno scoperto che questo movimento è
possibile solo attraverso l'utilizzo (contrazione-decontrazione)
di un potente muscolo interno che separa i polmoni
dall'intestino: il diaframma. Per questo motivo tale
respirazione viene detta appunto diaframmatica.
Respirazione
pettorale e diaframmatica
Ben conosciuta
da chi respira per lavoro (ad es. cantanti e maratoneti
che spesso hanno mutuato tecniche indiane per sviluppare
tali raffinate capacità) è praticamente
ignorata da tutti gli altri. Praticarla anche solo
per pochi minuti aumenta l'energia a disposizione
del corpo che restituisce una sensazione di benessere
e accresciuta potenza. Praticarla durante il tiro
favorisce la stabilità e quel senso di "radicarsi
in terra" necessario all'arciere medievale. Insomma,
forse quel signore che diceva "Se non ritornerete
come bambini..." sapeva il fatto suo.
Inspirazione-respirazione
Il ciclo
respiratorio si divide sostanzialmente di queste due
fasi. La fase di inspirazione può essere un
po' paragonata all'azione che compiamo quando andiamo
dal benzinaio. Ci stiamo caricando di carburante.
Tutti i movimenti compiuti mentre "facciamo carburante"
sono meno efficienti, ovviamente. Non sto rivelando
una grossa novità: a cosa pensate che serva
il famoso "Oh - issa" degli scaricatori
se non a coordinare lo sforzo in fase di espirazione,
cioè quando abbiamo maggior potenza? Perché
molti atleti sottolineano con un urlo le fasi di maggior
sforzo della loro prestazione? Stabilito ciò
vi propongo un piccolo esperimento: individuate un'azione
da compiere che vi richieda un certo sforzo, come
ad esempio sollevare di qualche centimetro un tavolo
(il nostro presidente direbbe "Spostare l'armadio").
Provate ora a compiere questa azione inspirando. Successivamente
ripetete la stessa operazione respirando. Vi anticipo
senza difficoltà il risultato. La seconda volta
avrete compiuto circa metà della fatica necessaria
al primo tentativo.
Rafforzati
da questa maggior consapevolezza andiamo ad applicare
semplicemente questo principio al nostro tiro. Rilassati,
con le spalle basse stiamo attendendo il comando del
capitano. L' "arcieri pronti" e il momento
in cui incocchiamo la freccia. Si tratta del segnale
per inspirare in quanto possiamo alzare le braccia
senza alcuno sforzo importante. "Now" da
il segnale per cominciare l'espirazione, mentre il
comando per lo scocco ("Strike") segna la
sua conclusione.
L'utilizzo
dei comandi per regolare il tiro e la respirazione
ad esso connessa è proprio una caratteristica
particolare del nostro tipo di tiro. Tirare con il
gruppo fornisce questa occasione di approfondimento
altrimenti negata. Per questo motivo i comandi, lungi
dell'essere una costrizione, permettono l'apertura
di una dimensione collettiva dove il tutto è
superiore alla somma delle sue parti.