1.
L'arciere a cavallo bizantino.
Dopo
la caduta di Roma l'impero Bizantino, o dell'est,
riuscì a sopravvivere corrompendo i barbari
più spaventosi ed inducendoli a muovere all'occupazione
dell'Italia. La tregua consentì a Costantinopoli
di sviluppare, nel corso del regno di Giustiniano
(527-565 d.C.), un sistema tattico della cavalleria
che conseguì vittorie in tre continenti.
Questo
sistema venne costruito intorno all'arciere a cavallo.
L'invenzione della staffa nel corso del 6° secolo
aveva fornito impulso alla guerra di cavalleria; lo
storico Procopio aveva descritto la tattica dei mercenari
a cavallo che Belisario condusse alle conquiste in
Persia, Nord Africa ed Italia.
"Gli
uomini a cavallo dei giorni nostri vanno in battaglia
indossando corsaletti (corazze leggere) e forniti
di gambali che arrivano fino alle ginocchia. Al fianco
destro tengono le frecce, all'altro fianco la spada.
Ad alcuni di loro viene assegnata una lancia e sulle
spalle una sorta di piccolo scudo senza impugnatura,
per proteggere la zona della faccia ed il collo. Sono
cavallerizzi esperti e sono in grado, senza difficoltà,
di dirigere i loro archi ad entrambe i lati mentre
cavalcano a grande velocità, tirando all'avversario
sia in fase di inseguimento che in fase di fuga. tendono
la corda passando per la fronte fino all'orecchio
destro, scagliando quindi la freccia con tale impeto
da uccidere chiunque si trovo sul loro percorso; gli
scudi, al pari dei corsaletti, non sono in grado di
arrestare la loro potenza. Tuttavia vi sono alcuni
che non tengono in considerazione nessuna di queste
cose, che venerano ed adorano i tempi antichi e che
non hanno fiducia nei moderni progressi." (Procopio,
Opere, traduzione a cura di H.B. Dewing [Loeb Classical
Library], vol. i, p. 7, Harvard University Press,
Cambridge, Mass., 1914.)
Belisario,
sbarcando nell' Africa del Nord con 15.000 uomini,
ebbe facilmente ragione dei Vandali che avevano fondato
un regno della zona dell'antica Cartagine. Quando
sconfisse gli Ostrogoti in Italia e prese Roma, venne
inviato un altro re come prigioniero per raggiungere
il sovrano vandalo imprigionato a Costantinopoli.
Per un certo periodo di tempo sembrò che i
generali di Giustiniano stavano quasi per ripristinare
l'antica grandezza di Roma. Ma le conquiste vennero
presto perse da un impero orientale esposto agli attacchi
di Slavi, Avari, Bulgari, Persiano, Saraceni, Franchi,
Russi e Turchi nel corso di cinque secoli di stato
di guerra continuo.
2.
Il sistema tattico bizantino.
La
tattica bizantina era eminentemente pratica, non essendo
conosciuto, in un impero che combatteva costantemente
per la sua esistenza, lo spirito cavalleresco. Greco
sia nella lingua che nella tradizione, Costantinopoli
ridusse la guerra ad una scienza, con una serie di
trattati e manuali. La Tactica dell'Imperatore Leo
il Saggio, scritto intorno al 900, raccomanda che
le operazioni belliche devono essere diversificate
per trarre vantaggio da qualsiasi debolezza manifestata
dal nemico. L'inganno e le finte ritirate venivano
tranquillamente suggerite. Gli imperatori romani orientali
non consideravano una disgrazia pagare un tributo,
nel caso in cui il nemico potesse essere corrotto
ad un prezzo minore che non essere sconfitto.
Poiché
la maggior parte dei nemici di Costantinopoli combattevano
a cavallo, il sistema tattico dette importanza alla
cavalleria pesante, sia sugli arcieri che sui lancieri.
Ma anche se la fanteria era considerata come un'arma
secondaria, era ben addestrata e combinata tatticamente
con le truppe a cavallo, in proporzioni adatte alle
necessità tattiche. Gli squadroni di cavalleria
leggera venivano impiagati per ricognizione e pattugliamento.
Gli
eserciti bizantini si trovavano tra l'ovest e gli
invasori asiatici nel periodo in cui l'Europa impoverita
degli anni bui sarebbe probabilmente stata invasa.
Carlo Martello ed i Franchi ebbero difficoltà
a respingere sul campo di battaglia di Tours nel 732
una sola incursione di saccheggio effettuata su larga
scala dai Mori. Tuttavia Costantinopoli mantenne le
sue posizioni in una guerra durata 83 anni con i saraceni
quando l'Islam era al culmine del suo impeto conquistatore.
All'inizio
i fieri mussulmani erano guerrieri a cavallo ed usavano
per lo più la stessa tattica dei Parti e degli
Sciti. Dove differivano dagli altri cavalieri delle
pianure era nell'abilità di imparare dai loro
nemici. Dopo l'esperienza appresa dal bisogno i Saraceni
organizzarono una propria cavalleria pesante ed adottarono
molte delle tattiche dei romani orientali.
Più
sorprendente di tutto, questi antichi abitanti dei
deserti, presero il mare e costruirono navi grandi
abbastanza da lanciare due grandi invasioni dalla
terra e dal mare che vennero respinte al di fuori
delle mura di Costantinopoli. Solo quell'arma segreta
bizantina nota come fuoco greco salvò la città
imperiale nel 673.
3.
La tattica dei Franchi.
Fu
una fortuna per l'Europa il fatto che le venne evitata
una dura prova, poiché fino all' 8° secolo
i Franchi erano in grado di arruolare solo masse di
uomini non addestrati e per lo più senza armatura
e che usavano una tattica molto primitiva. Anche dopo
che Carlo Magno introdusse energiche riforme militari,
non era in grado, prima dell'ultimo editto del suo
lungo regno (771-814) di vietare che gli uomini si
presentassero a prestare servizio quando erano armati
solo con una mazza.
La
scarsa considerazione nella quale erano tenuti i Franchi
dai guerrieri esperti è evidente dalla Tactica
di Leo. Ammettendo che la carica a capofitto di Franchi
a cavallo armati di lancia e sciabola poteva essere
spaventosa, consiglia: "è meglio evitare
di impegnare battaglia con questi finché non
avete tutte le probabilità a vostro favore.
Dovreste trar vantaggio dalla loro indisciplina e
dal loro disordine; sia che combattano a piedi che
a cavallo, caricano in una massa compatta e lenta
che non è in grado di manovrare poiché
non hanno ne organizzazione né esercizio......Per
cui precipitano senza difficoltà nel disordine
se vengono attaccati improvvisamente frontalmente
e da dietro - una cosa facile da realizzare poiché
i Franchi totalmente noncuranti e trascurano l'uso
delle sentinelle e delle vedette." C.M.C. Oman,
A History of the Art of War in the Middle Ages, vol.
ii, p. 204. Methuen & Co., Ltd., Londra, 1924.).
Carlo
Magno fece una sforzo incessante per costruire un
esercito disciplinato di cavalleria ricoperta di maglia
di ferro fuori dall'armata Franca dei fanti senza
armatura. La proprietà della terra divenne
la base dell'obbligo militare. Ai proprietari di grandi
estensioni di terra venne ordinato di inviare un guerriero
a cavallo equipaggiato con una cotta di maglia di
ferro, mentre i proprietari di aree più piccole
dovevano per lo meno contribuire ad armare un uomo
con lancia e scudo. Così ebbe inizio il sistema
feudale che doveva dar forma al modo di far la guerra
in Europa per numerosi secoli a venire.
Nonostante
le riforme dell'imperatore, l'Europa fu per lungo
tempo impotente contro le scorrerie ed i saccheggi
dei Vichinghi. Sia i Greci che i Romani avevano fatto
assegnamento sulla fanteria di marina addestrata al
servizio di bordo ed al combattimento con sbarco anfibio
e Costantinopoli aveva continuato la tradizione. I
Norvegesi a loro volta erano insuperabili come guerrieri
anfibi. Le loro navi a ponte singolo con prue intagliate
e spalti con gli scudi attaccati erano veloci ed adatte
a tenere il mare, e l'esperienza aveva loro insegnato
l'efficace tattica di impadronirsi di una testa di
sbarco dopo aver risalito fiumi come la Loira o la
Mosa.
I
Vichinghi erano formidabili combattenti con l'ascia
e la spada e le loro incursioni divennero così
audaci nel corso della seconda metà del 9°
secolo che arrivarono a saccheggiare Londra e cingere
d'assedio Parigi.
Non
vi era tempo per radunare grandi forze armate da lontano
contro queste flotte di predoni. Ogni distretto doveva
difendersi da solo e il sistema feudale germogliò
come servizio militare europeo pagato dal signore
locale sulle quali faceva affidamento per la sua protezione.
La tattica della cavalleria ebbe un altro impulso
poiché solo gli uomini a cavallo ricoperti
di maglia di ferro erano in grado di tener testa ai
Norvegesi. Il progresso sociale di un periodo raramente
fu così ampiamente regolato da fattori tattici.
4.
Il declino della fanteria.
Nel
1066, nella battaglia di Hastings, l'ultimo esercito
di fanti dell'Europa occidentale andò incontro
alla sconfitta in Inghilterra davanti ai discendenti
dei Norvegesi che si erano stabiliti in Francia ed
avevano imparato a combattere a cavallo. Gli armigeri
coperti di armatura ed a cavallo erano diventati praticamente
l'unità tattica di combattimenti semplici che
avevano come primo obiettivo la cattura degli avversari
per richiederne il riscatto. I servi che combattevano
a piedi erano tenuti in così misera stima che
non si teneva conto del loro numero e delle loro perdite.
Ad
esclusione di pochi balestrieri, gli eserciti europei
che parteciparono alle crociate non avevano una fanterie
degna di questo nome. Una situazione simile prevaleva
in Asia, dove i Mongoli guidati da Gengis Khan costruirono
un formidabile sistema basato sulla cavalleria.
L'arco,
la lancia e la scimitarra erano le armi dei fieri
uomini a cavallo che usavano due tipi di arco e tre
"calibri" di frecce per diverse finalità
tattiche.
La
Grande Muraglia Cinese, colle sue 1.500 miglia di
mattoni di terra o granito, provò che non vi
fosse un serio ostacolo agli invasori che si muovevano
rapidamente come una pestilenza dallo Yangtze alla
Vistola nel corso del 13° secolo senza incorrere
in una sola importante sconfitta. E' oggetto di e
speculazione il fatto che i conquistatori avrebbero
potuto continuare a conseguire vittorie tra le montagne
e nelle foreste dell'Europa occidentale poiché
questi ritornarono in Asia dopo aver sconfitto gli
uomini a cavallo feudali Ungheresi e Polacchi.
5.
Le tattiche medioevali in Europa.
In
contrasto con la supremazia dell'offensiva in Asia,
la tattica difensiva potentissima nell'Europa medioevale.
La fortificazione concentrica aumentava le difficoltà
degli assedianti costringendoli ad attaccare mura
dopo mura così come le difese esterne e le
fortificazioni, mentre la balestra muniva la guarnigione
dei mezzi per colpire d'infilata da torrioni circolari.
Intanto,
il passaggio graduale dall'armatura di maglia all'armatura
a piastre fece sì che i cavalieri divenissero
con il loro destriero bardato, maggiormente invulnerabili
per le armi del periodo (vedi la voce ARMI ED ARMATURA).
Le
difficoltà di comunicazione nell'Europa Medioevale
furono un deterrente alle manovre militari anche se
le indisciplinate forze armate del 13° secolo
fossero state abbastanza disciplinate da tentarle.
Raramente era possibile costringere alla battaglia
un avversario riluttante ed i metodi di approvvigionamento
erano così primitivi che un esercito spesso
doveva abbandonare a metà una campagna dopo
aver consumato una spoglia provincia.
Che
la superiorità tattica dei cavalieri dovesse
gran parte del suo monopolio alla prerogativa di portare
le armi venne dimostrata dai disprezzati cittadini
Fiamminghi nella battaglia di Courtrai nel 1302. Gli
armigeri francesi, reprimendo una rivolta, lanciarono
la loro solita tonante carica finendo con l'impantanarsi
nella confusione raggiungendo il terreno acquitrinoso
che non si erano preoccupati di perlustrare.
La
fanteria fiamminga disarcionò i cavalieri con
le mazze e li mandò all'altro mondo mentre
giacevano indifesi nel fango, troppo gravati dall'armatura
per potersi difendere. Questa fu una spiacevole conclusione
per una battaglia medioevale che era stata iniziata
per ottenere riscatti.
6.
Longbow e alabarda.
L'uso
della polvere da sparo nel 13° secolo rese inevitabile
che la supremazia dell'uomo vestito di ferro nella
sua casa di pietra non potesse essere mantenuta a
lungo. Ma le prime armi da fuoco portatili non erano
efficaci quanto la balestra o il longbow inglese ed
effettivamente fu la nascita di forze armate disciplinate
formate da agricoltori inglesi che usavano tattiche
da fanteria che ristabilì l'equilibrio tra
la tattica offensiva e quella difensiva nell'Europa
medioevale.
Sebbene
fossero presenti sul campo di battaglia di Crécy,
nel 1346, alcune armi che utilizzavano polvere da
sparo, il risultato si dovette per lo più alla
disciplina ed alla tattica di un esercito inglese
nel quale ogni uomo riceveva una paga definita e regolare.
Infatti quello che Edoardo III guidò in Francia
era veramente un esercito nazionale ed i cavalieri
francesi sarebbero probabilmente stati sconfitti anche
se gli invasori fossero stati armati con un arma meno
efficace del longbow lungo 6 piedi. La sua superiorità
sulla balestra dei mercenari genovesi fu dimostrata
in uno scambio preliminare di frecce. Edoardo aveva
piazzato i suoi armigeri smontati al centro come alabardieri
e su entrambe i fianchi sporgenti stavano gli arcieri
protetti da leggere armature e dietro fossati e pali
appuntiti. Riversavano mortali nugoli di frecce sul
fronte e sui fianchi dei cavalieri francesi che avanzavano;
vennero respinte ben 16 successive cariche, con gravi
perdite da parte dei francesi.
Intanto
un altro sistema tattico usato dalla fanteria stava
conseguendo vittorie nell'Europa centrale a spese
dei cavalieri austriaci. I cittadini ed i contadini
svizzeri che combattevano per le loro libertà
facevano affidamento su una falange medioevale composta
da lancieri e guerrieri armati con l'alabarda, una
lancia lunga 8 piedi che aveva la lama di un'ascia,
la punta di una lancia ed un gancio per disarcionare
un uomo a cavallo.
La
falange svizzera del 15° secolo era composta per
i tre quinti da alabarde, un quinto da lance e un
quinto da armi da lancio, balestre principalmente
con armi da fuoco portatili che lentamente prendevano
il sopravvento. Per aumentare la loro la mobilità
gli uomini dei cantoni si liberarono di tutta l'armatura
escluse l'elmo e la corazza. Marciando per 30 miglia
al giorno per andare incontro al nemico attaccavano
con una velocità ed una disciplina che sconvolgevano
i piani e le idee agli avversari medioevali. Se venivano
messi sotto pressione gli svizzeri "formavano
il porcospino" rivolgendo le picche verso l'esterno
in tutte le direzioni e gli uomini delle seconde file
riempivano ogni breccia che si formava nella prima
linea.