ARCHI
E FRECCE (BOWS AND ARROWS) -
ENCICLOPEDIA BRITANNICA - 1961
Archi
e frecce sono le armi tipiche dei popoli cacciatori
di tutto il mondo (Australia esclusa), preziose sia
nella ricerca del cibo che nella guerra. Un gran numero
di punte di freccia di pietra testimonia il fatto
che venissero usate nella cultura tardo paleolitica
dell'Europa occidentale; archi di legno si sono conservati
nei giacimenti neolitici in Svizzera ed altrove. Gli
arcieri erano l'orgoglio dell'Assiria ai tempi di
Nembrotte, di Serse alle Termopili e dell'Inghilterra
fino al 16° secolo, mentre il tiro con l'arco
fornisce giocattoli per i giovani e passatempo per
i più grandi nella maggior parte dei paesi
civilizzati del mondo.
Classificazione
degli archi
La
forma più semplice è l'arco ricavato
da una doga liscia o singola, ricavato da una canna
di bambù, da un sottile ramo di un albero o
ricavato da un ciocco compatto. Vengono intagliate
due tacche, una a ciascuna estremità; la corda
viene annodata ad una di queste, un cappio viene infilato
all'estremità della stecca curvandola, e l'arco
è pronto. Gli archi più pittoreschi
sono i long bow degli abitanti delle Isole Andamane,
lunghi dai 5 ai 7 piedi ed a forma di S, che si allargano
sopra e sotto l'impugnatura, modellati usando unicamente
un'azza di conchiglia ed una pialla di zanna di cinghiale.
Gli archi compositi (compound) possono essere sia
semplici che lisci. Gli archi ricavati da una stecca
flessibile perdono presto la loro elasticità
o si rompono quando vengono piegati, così viene
attaccata un'altra stecca, per rinforzarla. Così
legno duro e bambù vengono legati insieme in
Melanesia, od incollati insieme in Giappone; strati
di tendine rinforzano gli archi nordamericani; gli
abitanti delle paludi dei laghi dell'Africa Centrale
adattano un legno duro nella cavità di una
canna di bambù spaccata. Il tasso, il sommacco,
la noce d'America ed altri tipi di legno vengono incollati
insieme per costruire gli archi rinforzati degli arcieri
moderni. Gli archi compositi (bipartiti o tripartiti)
vengono costruiti con due o più materiali,
spesso di origine animale e di solito uniti trasversalmente.
Questi possono esser archi a due pezzi, spesso un
paio di corni o corna ramificate, legate insieme all'impugnatura,
o il più conosciuto arco a tre pezzi, con la
curva tipica dell' "arco di Cupido". Questa
è la caratteristica forma Asiatica poiché
il corno si può avere con maggior facilità
che non il buon legname e questo raramente era disponibile
per le popolazioni asiatiche. Entrambe i tipi di archi
venivano costruiti dagli Esquimesi che facevano assegnamento
su materiali come pezzi di legno trasportati dalla
corrente, ossa di balena ed i palchi di corna delle
renne. Un paio di corna fissate insieme fanno un arco
di due pezzi, mentre tre pezzi di legno portato dalla
corrente un arco a tre pezzi; in entrambe i casi viene
aggiunto un robusto sostegno di tendine per dare ai
due archi forza ed elasticità. Il vero arco
tartaro ha spesso un'anima di legno, con strati di
corno e tendine su entrambe i lati, completamente
nascosti sotto un rivestimento di corteccia e lacca.
Di solito è riflesso e viene incordato all'opposto
rispetto alla curvatura; in alcuni archi composti
da tre pezzi, le articolazioni agiscono come perni.
Le
corde per archi variano per i materiali e per il modo
con il quale sono legate all'arco. Gli abitanti delle
zone calde e ricoperte di foreste usano una striscia
di malacca o di bambù o una corda lavorata
fatta con qualche fibra vegetale, ma è diffuso
il tendine d'animale o una striscia di cuoio, in particolare
nell' arco asiatico. Le corde di malacca o bambù,
essendo difficili da trattare, sono spesso attaccate
alla stecca in modo indiretto, tramite un nodo flessibile
separato; con altre corde d'arco l'aggancio diretto
è più comune e la corda è infilata
nell'arco attraverso un foro, fissata tramite una
legatura fissa o annodata sull'estremità e
bloccata per mezzo di un bordo, una tacca o da un
altro tipo di sporgenza.
Le
frecce sono influenzate dagli archi e viceversa. Dove
vengono usate frecce efficaci, con la punta di metallo
o avvelenate, gli archi spesso sono deboli; dove le
frecce sono insufficienti gli archi devono essere
potenziati. Una freccia può essere fatta di
un solo pezzo, ricavata da una stecca e con un'estremità
indurita col fuoco o può essere fatta con due
pezzi, uno stelo di canna, giunco o legno leggero
e la parte anteriore della freccia più pesante
ed affilata; più comunemente viene fissata
alla stecca od alla parte anteriore della freccia
una punta di pietra, osso, conchiglia, metallo etc.
(con o senza barbe).
L'estremità
può essere appuntita o incavata e fissata per
mezzo di legature o cementata o con entrambe le modalità;
è spesso mobile cosicché rimane nella
ferita. Penne o lamine, cuoio o peli vengono aggiunti
alle frecce leggere per stabilizzarne il volo; le
frecce con punte pesanti di solito sono senza penne.
Quando
la corda dell'arco è una striscia piatta di
malacca o di bambù, raramente vi è la
cocca all'estremità della freccia, mentre negli
altri casi la freccia di solito viene scanalata per
incastrarsi nella corda o viene costruita una cocca
separata ed adattata alla stecca.
E'
comune in Africa, in Sudamerica, in alcune zone dell'Asia
ed anche in altre regioni avvelenare le frecce con
veleni animali o vegetali. Le "frecce avvelenate"
della Melanesia sono spesso immerse in una sostanza
putrida, ma le loro caratteristiche tossiche contano
meno della magia e delle dannose conseguenze della
rottura dell'osso sottile che penetra nella ferita.
Le formule magiche e le magie giocano un ruolo importante
nella preparazione di tutte le frecce avvelenate e
la suggestione molto aggiunge alla loro velenosità.
La
freccia può essere scagliata in molti modi.
Il rilascio più facile è quello nel
quale viene tenuta l'estremità della freccia
tra il dito indice ed il pollice e la corda dell'arco
viene tirata con questo. Le frecce non hanno necessariamente
bisogno della cocca, sebbene spesso vengano aggiunte
all'estremità protuberanze legate o scanalature
per favorirne la presa. Anche nel rilascio secondario
la freccia viene tenuta con il dito indice ed il pollice,
ma l'altro dito aiuta nel tendere la corda. Nel rilascio
mediterraneo il pollice non ha alcuna funzione; la
freccia incoccata è posta sulla corda che viene
tesa con le altre dita. Questo è il rilascio
degli arcieri moderni come di alcuni degli arcieri
più primitivi, i Vedda e gli Esquimesi, e si
ritrova in una forma modificata nelle isole Andamane.
Il rilascio mongolo è esattamente antitetico.
Qui le dita sono inutili (se non per tener ferma la
freccia) ed il pollice, protetto da un anello o da
un guanto, effettua il lavoro. Questo rilascio è
universale in Asia ed in alcune zone dell'Africa;
alcuni degli anelli per tendere orientali di avorio,
giada o fatti con pietre preziose sono di grande bellezza.
Un arco molto potente viene a volte tirato con i piedi.
L'arciere si siede e spinge l'arco con i piedi, tirando
la corda verso di sé. Così, un'antica
usanza indiana è stata raccontata dai Vedda
a Ceylon, così come in Brasile, in alcune tribù
di cacciatori.
In
India, Burma, Siam etc. ed anche nel Brasile dell'est
vengono scagliate con una tasca attaccata ad una doppia
corda d'arco pallottole di argilla o piccole pietre.
Balestre
La
balestra, un'invenzione probabilmente asiatica, è
rintracciabile solo nel Vecchio Mondo. L'arco è
fissato ad un manubrio o sostegno trasversale, con
una tacca od una protuberanza su di questo che trattiene
la corda quando l'arco è teso. La balestra
assicura una maggior precisione ed una gittata maggiore
di quanto sia possibile con il long bow. La freccia
è posta sulla corda ed entrambe vengono liberate
insieme, di solito per mezzo di un grilletto. In quanto
arma "odiosa a Dio ed indegna dei Cristiani"
ne venne vietato l'uso, salvo contro gli infedeli,
dal Concilio Laterano del 1139, pena la scomunica.
Ma i divieti furono inutili e la balestra venne usata
nel continente fino alla metà del 17° secolo.
Un sostegno munito di cardini e fessurato è
stato ritrovato nell'Africa Occidentale (Fan, Yoruba,
Mandingo, etc.); scagliava dardi avvelenati.
Il
suono acuto della corda d'arco tesa suggerì
la trasformazione dell'arma in uno strumento musicale,
e, con o senza la zucca vuota usata come risonatore,
l'arco musicale è comune nell'Africa del sud.
Sono state trovate variazioni in tutta l'India, nelle
Indie dell'est fino alle Hawaii e le isole Marchesi,
nell'America centrale ed in Patagonia.
BIBLIOGRAFIA.-
C.J. Longman e H. Walrond, Archery, Badminton Library
(1894, bibl.); H. Balfour, The Natural History of
the Musical Bow (1899); Journ. Af. Soc., viii (1909)
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Crossbow Mediaeval and Modern (1903); L.S.B. Leakey,
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Turkish Archery (1934).
A.H.Q.